Vi siete mai chiesti cosa significa Made in Italy e cosa rappresenti oggi questo Marchio?
È uno dei primi brand conosciuti e apprezzati al mondo, il marchio di un saper fare che ci distingue agli occhi degli altri Paesi.
Creatività, qualità, Italian life style che si esprimono principalmente nelle aree dell’abbigliamento, arredamento, automazione meccanica, agroalimentare.
Ma il mondo stesso è cambiato negli anni e il «Made in Italy» ha sempre più avuto bisogno di definizioni e tutele giuridiche puntuali, regole come riparo da contraffazioni, truffe, concorrenze sleali; da false o fallaci indicazioni d’origine che inducono in errore i consumatori.
Cos’è allora “Made in Italy“?
In generale, è possibile inserire il marchio d’origine “Made in Italy” se il prodotto è stato interamente realizzato in Italia o se in Italia ha subito l’ultima trasformazione sostanziale.
Diciamoci la verità, tante grandi aziende, non tutte ovviamente, in Italia fanno ben poco, hanno la possibilità di produrre all’estero approfittando della manodopera a basso costo, con materiali qualitativamente discutibili, e quando fanno rientrare i loro prodotti in italia, basta che apportino una piccola modifica, anche cambiare un semplice bottone, e possono apporre il famoso marchio Made in Italy.
Poco da biasimare alle aziende, perché tutto ciò è permesso dalla legge.
Ebbene sì, ad oggi c’è poca chiarezza a riguardo, infatti la legge prevede che, nei settori che vi abbiamo elencato prima, possono fregiarsi del “Made in Italy” i prodotti per i quali almeno l’ultima fase di lavorazione si sia svolta in Italia.
Bella fregatura per chi cerca di fare tutto in Italia.
Ma non temete, ciò che viene fatto a basso costo all’estero, non è proprio come quello che produciamo in Italia, sia a livello di maestrie artigiane, che di qualità dei materiali, e a lungo andare le differenze si notano eccome.
Ma come si fa a scegliere e capire quando un prodotto è stato realmente fatto in Italia e con dei buoni standard qualitativi?
Se non siete esperti, ci sono comunque piccoli accorgimenti a cui potrete fare attenzione.
Ve ne elenchiamo qualcuno:
- La prima cosa che potete fare è leggere attentamente l’etichetta, in cui deve essere riportato il luogo di provenienza del prodotto, i materiali usati, e le solite istruzioni per il lavaggio.
- Se un’azienda non ha nulla da temere sui tessuti usati e sul ciclo produttivo, sicuramente sull’etichetta avrà inserito anche le rispettive certificazioni, come ad esempio la sigla GOTS (Global Organic Textile Standard), che garantisce che i prodotti contengano almeno il 70% di fibre naturali da agricoltura biologica, se si tratta di articoli tessili o per il benessere della persona.
- Inoltre questa sigla certifica anche che le attività manifatturiere, quali la tintura o la stampa, svolte per conto di terzi, siano fornite da parte di operatori che abbiano adottato a loro volta modelli e procedure gestionali conformi ai requisiti richiesti;
- Infine che i prodotti chimici utilizzati nella lavorazione dell’industria tessile siano conformi ai requisiti richiesti, tramite opportuna valutazione, basata principalmente sulla verifica delle caratteristiche tossicologiche ed eco-tossicologiche.
Oltre alla sigla GOTS si possono trovare altre certificazioni, come ad esempio la FTS (Fair Trade Textile Standard) che ha lo scopo di dare maggior peso alle richieste dei lavoratori delle fabbriche tessili e di consentire loro di negoziare le loro condizioni di lavoro autonomamente.
Di quest’ultima e di altre certificazioni ne approfondiremo nei prossimi articoli.
Ricapitolando, se voleve capire al volo che un prodotto è fatto realmente in Italia e di che qualità si tratta, basta prendersi 2 min per leggere l’etichetta, e già da lì un’idea ve la farete.